La canapa o cannabis (lat. tardo canăpa, class. cannăbis, dal gr. kánnabis – prima metà sec. XIV) è una delle piante più amate e discusse dell’intero regno vegetale. Conosciuta da millenni per le sue molteplici caratteristiche è stata spesso oggetto di pratiche rituali/religiose. Elogiata e ostracizzata al tempo stesso ha accompagnato le civiltà umana nel corso della sua evoluzione.
Diffusasi a partire dall’Asia centrale era sacra per gli hindu, indicata in sanscrito con i termini bhanga, vijaya e ganjika; in hindi, ganja.
È una pianta erbacea a ciclo annuale le cui foglie lanceolate a margine seghettato possono possedere da 5 a 13 punte. Pare che i primi tentativi di allevamento siano avvenuti in Cina per poi diffondersi in America e Europa.
Appartiene al genere delle angiosperme della famiglia delle Cannabaceae. Basandosi sulla morfologia si distinguono tre specie/tipi principali, sativa, indica e ruderalis. In Asia centromeridionale hanno origine le varietà sativa (dal lat. sativus, der. di satus, part. pass. di serĕre «seminare») e indica (dal lat. Indĭcus agg. «dell’India»), mentre la ruderalis (da ruderatus “ager” terreno pietroso e magro: che cresce sui sassi, ruderi, ambienti sinantropici dismessi battuti o calpestati) deriva dalla Russia. Dedicheremo un piccolo spazio anche alla descrizione della varietà landrace.
Le differenze tra la pianta indica e quella sativa sono dovute all’adattamento della stessa all’ambiente, in cui la variabile dell’umidità pare giocare un ruolo predominante. La sativa è frutto dell’adattamento della pianta ai climi più umidi, hanno stelli allungati, sottili e foglie strette atte a migliorare la traspirazione. L’indica è più bassa, tozza e dalle foglie large per preservare l’acqua nei climi più aridi. La Ruderalis si distingue per le sue capacità di adattamento, di fatto la si trova anche nei climi rigidi e freddi dell’Himalaya settentrionale. Ha basse quantità di THC nei suoi fiori, ed è nota per il suo alto contenuto di cannabidiolo (CBD). La genetica di questa pianta si situa tra la varietà indica e sativa. E’ saltata agli onori della cronaca per la sua caratteristica unica di fiorire indipendentemente dal fotoperiodo, è grazie a lei che si sono ottenute le varietà autofiorenti. Una landrace non è altro che una varietà locale addomesticata che si è sviluppata nel tempo adattandosi all’ambiente naturale e culturale in cui vive. Le landrace furono il risultato dei primi tentativi di allevamento e selezione delle specie selvatiche. Ovviamente questo processo venne fatto a occhio e diede luogo a caratteristiche morfologiche intimamente correlate all’ambiente. Ogni varietà sviluppò delle qualità peculiari a seconda della sua ubicazione ed è per questo motivo che le landrace sono in genere 100% indica o sativa.
Il fiore della canapa è costituito da una resina che a seconda dei casi può contenere fino a 60 cannabinoidi, 100 terpenoidi e 20 flavonoidi. Ne indagheremo le caratteristiche nei prossimi articoli.